NOMI BIMBO
Nomi maschili
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ABORTO METODI E CONSEGUENZE
In Italia, si definiva, in passato, come aborto un'interruzione della gravidanza avvenuta entro il 180º giorno dal concepimento. Attualmente tale indicazione in medicina è superata, e si preferisce indicare con tale termine l'interruzione della gravidanza in cui il feto (potenzialmente) vitale (in utero) non abbia raggiunto un peso minimo di 500 grammi all'atto dell'espulsione o estrazione dal corpo della donna, oppure, se il peso non è conosciuto, che non abbia raggiunto la 22ª settimana di gestazione o in alternativa l'altezza di 25 cm. Si parla invece di parto prematuro o nascita pretermine nel caso di un parto che si verifichi prima della 37ª settimana di gestazione compiuta.
In medicina si ritrovano molte sottodefinizioni legate all'aborto:
A seconda dei fattori
- Aborto spontaneo se avviene per cause naturali
- Aborto provocato (interruzione volontaria della gravidanza, compresi sia i casi tutelati dalla legge che l'aborto clandestino)
A seconda delle modalità con cui si manifesta
- Aborto completo, quando viene espulso completamente il bambino
- Aborto incompleto, se parte di esso (solitamente la placenta) viene trattenuto nella cavità uterina;
- Aborto interno o ritenuto, il prodotto muore senza che vi sia espulsione, (considerato tale entro 24 ore dalla morte del prodotto)
Il quadro clinico si suddivide in:
- Minaccia di aborto
- Aborto inevitabile, diagnosticato quando le algie pelviche e le emorragie avvengono con dilatazione della cervice uterina
- Aborto in atto
Forme specifiche che vengono studiate in letteratura:
- Aborto settico
- Aborto ricorrente o abituale
A seconda dell'età gestazionale in cui si manifesta
- Aborto embrionale, (entro le prime sette settimane)
- Aborto fetale, dall'ottava settimana
- Aborto tardivo, dopo le 21 settimane di gestazione,
Epidemiologia
Dati generali
Non è possibile fornire dati certi sulla frequenza degli aborti, perché molti casi (sia di aborto naturale che provocato) non vengono segnalati. L'80% degli aborti avviene nelle prime dodici settimane.
Aborto spontaneo
L'aborto spontaneo è molto più frequente di quanto comunemente si ritenga: i più recenti studi indicano che circa un terzo delle gravidanze termina con un aborto spontaneo. In particolare, Lohstroh, Overstreet, e Stewart hanno rilevato che la somma degli aborti spontanei precoci, che avvengono prima della sesta settimana dall'ultima mestruazione, e degli aborti spontanei successivi alla sesta settimana, fornisce una percentuale totale di aborti spontanei del 35,5% su 100 fecondazioni rilevate. Altre ricerche confermano il fatto che il livello percentuale di abortività spontanea delle gravidanze, rilevate mediante i livelli ematici di hCG (gonadotropina corionica umana, ormone prodotto in gravidanza), oscilla tra il 31% e il 35,5%.. Il periodo a maggior rischio è il primo trimestre. Si parla di probabilità, di stima epidemiologica, visto che molte interruzioni spontanee di gravidanza passano inosservate, senza che assumano una dignità clinica.
L'aborto ripetuto (due casi di aborto) interessa il 3% delle coppie che cercano di avere figli. L'1% delle coppie ha avuto almeno tre casi di aborto consecutivi (aborto ricorrente).
Nel 12% dei casi clinicamente riconosciuti la madre ha meno di 20 anni, nel 26% più di quaranta.
Secondo dati Istat del 1999 e 2005, in Italia il numero degli aborti spontanei registrati negli istituti di cura ogni 1000 nati vivi è cresciuto dagli 89,2 del 1982 ai 128,09 del 2005. Sempre secondo questi dati riferiti degli aborti spontanei del 1999:
- il 36,7% è avvenuto fino alla 8ª settimana di amenorrea
- il 32,4% è avvenuto tra la 9ª e la 10ª settimana.
- il 17,2% è avvenuto tra la 11ª e la 12ª settimana.
- il 5,4% è avvenuto tra la 13ª e la 15ª settimana.
- il 3,9% è avvenuto tra la 16ª e la 20ª settimana.
- l' 1,7% è avvenuto tra la 21ª e la 25ª settimana.
- il restante 2,7% in un periodo non precisato.
Aborto provocato
A livello mondiale, globalmente sono stati stimati 46 milioni di casi di IVG nel 1995, con andamento leggermente in diminuzione nella decade successiva, fino ad arrivare a 42 milioni di episodi (nel 2003).L'incidenza nei vari paesi varia, per questioni religiose, morali e legali: ad esempio in Iran, sono stati riscontrati 7,5 aborti per ogni 1.000 donne sposate (età 15-49).
Aborto spontaneo
L'aborto spontaneo è l'interruzione di una gravidanza avvenuta in modo naturale, non causata da un intervento esterno.
Sintomi e diagnosi
La sintomatologia tipica dell'aborto spontaneo prevede perdite ematiche e contrazioni uterine. Tale sintomatologia tuttavia, piuttosto diffusa, raramente indica necessariamente un aborto: i sintomi sono in realtà poco specifici.
La gravidanza può anche interrompersi in maniera del tutto asintomatica: in tal caso si parla, più propriamente, di aborto interno. L'embrione rimane nell'utero con la cervice perfettamente chiusa, anche se ormai non c'è più battito cardiaco. Di solito questo accade entro la dodicesima settimana ed è possibile accertare la situazione attraverso un controllo ecografico.
Della stessa categoria fa parte la gravidanza anembrionica, più conosciuta col nome di "uovo chiaro": in questo caso c'è la presenza della camera gestazionale ben impiantata nell'utero, ma non è presente l'embrione né, spesso, il sacco vitellino.
La diagnosi si basa, oltre che sui sintomi evidenti, sull'ecografia e sugli esami di laboratorio (test di gravidanza e dosaggio della betaHCG plasmatica).
Cause
Le cause di un aborto nel primo trimestre di gravidanza sono diverse dalle cause di aborto nel secondo trimestre di gravidanza. Nei due casi sono molte e varie, spesso difficilmente riconoscibili, principalmente dovute ad aberrazioni cromosomiche del prodotto del concepimento (embrione o feto), secondariamente a problemi della gestante, tra i quali:
- anomalo (utero setto, bicorne, con presenza di fibroma...)utero
- incontinenza cervicale
- patologie endocrine e immunitarie
- malattie infettive
- malnutrizione
- abuso di droga/alcool/farmaci
- età materna a rischio (sotto i 20 anni e sopra i 35)
Frequentemente si tratta di un episodio sporadico e non ripetuto nella stessa donna. Talvolta può presentarsi l'eventualità di più aborti così precoci da essere scambiati come normale flusso mestruale.
Terapia
In passato la terapia più diffusa per l'aborto spontaneo era la dilatazione cervicale e lo svuotamento strumentale dell'utero, per prevenire infezioni che avrebbero potuto causare la sterilità o la morte della donna. L'aborto era spesso diagnosticato quando era già presente una forte emorragia o c'erano evidenti sintomi nella donna. La diagnosi in genere era "sanguinamento vaginale anomalo".
Dagli anni '90 del secolo scorso, con l'avvento delle ecografie intrauterine e gli studi sull'ormone β-hCG, è possibile diagnosticare la morte del feto prima che si verifichi l'espulsione naturale.
L'approccio terapeutico per l'aborto ritenuto è di due tipi: attesa dell'espulsione spontanea del prodotto del concepimento oppure sua rimozione attraverso curettage chirurgico (raschiamento) o isterosuzione.
Attualmente la terapia più accreditata è l'attesa sotto controllo medico, e in paesi come l'Olanda, il Canada, il Regno Unito, è la strategia più applicata. Infatti l'aborto spontaneo spesso si risolve naturalmente con l'espulsione del materiale fetale e questo tipo di approccio, oltre a permettere di studiare l'evoluzione della patologia in modo più completo, evita i rischi connessi con la tecnica di svuotamento che potrebbe causare traumi all'utero con possibili complicazioni per le gravidanze future.
In genere comunque si rispetta la scelta della donna che può voler aspettare che la natura faccia il suo corso o ridurre i tempi affidandosi al chirurgo.
Altre terapie accreditate sono di tipo farmacologico, come l'uso delle prostaglandine e gli anti-progestinici, in tecniche analoghe all'interruzione volontaria di gravidanza. Questi farmaci favoriscono l'esplusione spontanea del materiale fetale, nel caso di aborto spontaneo, già spento.
Spesso il prodotto del concepimento (embrione o feto) espulso precocemente viene controllato istologicamente per una differenziazione da altro materiale. In caso di aborti multipli il controllo istologico prevederà anche una mappa cromosomica.
Aborto nel secondo trimestre (parto pretermine)
Abbiamo due casi dell'aborto in fase avanzata:
- il feto è ancora vivo
- il feto è morto.
Nel primo caso si ha una dilatazione della cervice senza contrazioni, che causa un parto indolore, e quindi l'espulsione del feto, che muore per immaturità.
Nel secondo caso si avrà un travaglio, ed un parto tradizionale, spesso accompagnato da emorragie.
Effetti psicologici
La donna che ha subito un aborto può aver bisogno di sostegno psicologico che aiuti a gestire il dolore della perdita. A qualsiasi epoca della gestazione avvenga, un aborto spontaneo può essere traumatico e può essere vissuto come un lutto. Talvolta la donna può provare un vero e proprio rifiuto dell'idea di avere altre gravidanze e, se già psicologicamente predisposta, può cadere in seri stati depressivi, ai quali è possibile rimediare mediante terapie psicologiche o psichiatriche. Può rivelarsi in ogni caso utile il sostegno alla donna da parte delle reti sociali e familiari in questa fase, anche per ottenere una maggiore partecipazione della stessa nei confronti delle terapie.
Interruzione volontaria di gravidanza
L'Interruzione volontaria di gravidanza (IVG) o aborto provocato consiste nell'interruzione dello sviluppo dell'embrione o del feto e nella sua rimozione dall'utero della gestante. Può essere provocato per via chirurgica o chimica.
La pratica dell'aborto volontario viene svolta in buona parte del mondo, a discrezione della donna nei primi mesi della gestazione. Può essere motivata da ragioni di ordine medico, come la presenza di gravi malformazioni al feto, di pericolo per la salute della madre, nel caso in cui il feto sia frutto di una violenza carnale ai danni della madre o per altri motivi indipendenti dalla condizione di salute della madre o del feto: come la condizione economica, familiare o sociale.
In alcuni paesi si pratica il cosiddetto "aborto selettivo" riguardanti embrioni e feti di sesso femminile
Svuotamento strumentale
Metodologie dell'aborto provocato
È la metodologia maggiormente diffusa. Avviene in anestesia parziale della durata dell'intervento (circa 5 minuti). Consiste nello svuotamento dell'utero attraverso l'aspirazione strumentale dell'embrione o del feto.
A seconda del periodo di gestazione viene effettuato con metodologie diverse:
Isterosuzione
Utilizzata solo entro le prime otto settimane di gestazione. Consiste nell'aspirazione dell'embrione e dell'endometrio attraverso una canula introdotta nell'utero senza la necessità di dilatazioni della cervice.
Dilatazione e revisione della cavità uterina (D&R)
Dall'ottava alla dodicesima settimana di gestazione, sono eseguite solitamente la dilatazione e la revisione della cavità uterina (D&R). In anestesia parziale o generale, la cervice viene dilatata per permettere il passaggio delle canule da suzione di diametro maggiore necessarie ad evacuare la maggiore quantità di prodotto del concepimento.
La cervice viene dilatata adoperando dei dilatatori meccanici calibrati di diametro progressivamente crescente, necessari a raggiungere la dilatazione desiderata, oppure attraverso dilatatori farmacologici od osmotici, come le alghe marine essiccate.
Dilatazione e svuotamento (D&S)
Utilizzata solo per gravidanze che superino le dodici settimane (dopo i termini della legge italiana per l'interruzione volontaria); questa procedura consiste nella dilatazione del canale cervicale attraverso l'uso di dilatatori osmotici o meccanici. Il feto viene quindi rimosso. Vengono poi aspirati il liquido amniotico, la placenta e i residui fetali.
Induzione farmacologica (RU 486)
La prima pillola induce l'aborto fisiologico, mentre la seconda, sempre chimicamente, induce l'espulsione del feto e la pulizia dell'utero.L'induzione farmacologica dell'aborto è l'ultimo metodo di interruzione di gravidanza introdotto nella medicina. Con questo metodo il distacco del feto dall'utero è chimico, e non è necessario nessun intervento di natura chirurgica sul corpo della donna. L'induzione farmacologica attualmente viene effettuata attraverso l'uso di un derivato steroideo sintetico, il Mifepristone o RU486, e di una prostaglandina, il Gemeprost.
Il suo inventore, Emile-Etienne Beaulieu aveva chiamato questa tecnica "contragestione".
È a volte confusa erroneamente con la pillola del giorno dopo, che è invece un metodo di contraccezione post-coitale che non ha nulla a che fare con l'aborto farmacologico.
La pillola RU 486 è legale negli USA ed in tutti i paesi dell'UE, tranne Portogallo e Irlanda.
Nel 2005 è partita la sperimentazione in Italia. Dal 10 dicembre 2009, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'autorizzazione all'immissione in commercio, la RU-486 entra definitivamente a far parte dei farmaci utilizzabili in Italia, con l'obbligo di ricovero in ospedale per la durata di assunzione del farmaco.
Altri metodi
Induzione del travaglio e parto prematuro
Utilizzato generalmente per salvaguardare la salute della donna in casi di grave pericolo nelle gravidanze dopo la dodicesima settimana, è un parto a tutti gli effetti, provocato farmacologicamente con prostaglandine al fine di provocare l'espulsione del feto (possono occorrere alcuni giorni di applicazione, fino a 4 o 6, ma più spesso 1 o 2). La fuoriuscita dall'utero provoca la cessazione delle attività vitali del feto a ragione della sua immaturità; è tuttavia in corso un dibattito sui limiti ai quali debba spingersi effettivamente la possibilità di rianimare i feti oggetto di questo tipo di aborti particolarmente tardivi.
Isterotomia
Raramente utilizzato a causa dei gravi rischi per la fertilità e la salute della donna. È la tecnica che consiste nell'asportazione del feto tramite taglio cesareo.
Nascita parziale
Un metodo efficace negli aborti dalla sedicesima settimana alla nascita, vietato dalla legge italiana, è quello della nascita parziale. Esso consiste nell'estrazione parziale del feto dall'utero attraverso l'uso di una pinza, che permette l'avvicinamento del cranio alla cervice e lo svuotamento del medesimo attraverso l'introduzione in esso di una canula aspiratrice.
Lo svuotamento del cranio si rende necessario per permetterne il passaggio agevole attraverso la cervice.
Questa metodologia è stata oggetto di un'intensa discussione negli Stati Uniti dove, completamente legale in precedenza, se ne è ristretta nel 2003 la possibilità di utilizzo solo ai casi in cui sia in serio pericolo la vita della madre.
Tecniche improprie
Nei ceti meno abbienti, con maggiore incidenza in Europa tra le immigrate extracomunitarie, si sono diffuse tecniche improprie di aborto attraverso l'abuso di farmaci antiulcera (Misoprostolo) che si è mostrato particolarmente efficace, ovviamente con numerose complicanze ed effetti collaterali, nel provocare farmacologicamente contrazioni uterine. Nel 2005 l'ISTAT ha quantificato in circa 20.000 annui gli aborti clandestini in Italia riconducibili a questa metodologia. Dal 2006 il misoprostolo è accessibile solo dietro presentazione di ricetta medica non ripetibile.
Malformazione fetale
Il divieto dell'aborto eugenetico impedisce in alcuni Paesi l'interruzione di gravidanza per il pericolo o l'evidenza di malformazioni fisiche o psichiche del feto (ad esempio sindrome di Down), a meno che non concorrano altri motivi legittimi per la pratica abortiva. L'evidenza può derivare da esami quali l'amniocentesi e la villocentesi.
In Italia l'aborto non è concesso nel caso di pericolo di gravi malformazioni del nascituro, mentre lo è se una gravidanza di questo tipo comporta un pericolo per la salute mentale della donna.
Diversi sono anche gli obblighi informativi dei medici, obiettori o meno, che sono tenuti a informare la donna, ed eventualmente il suo tutore o partner, dei rischi relativi alla gravidanza, per una scelta libera e consapevole.
Conseguenze sulla salute della donna
Le possibili conseguenze sulla salute fisica della donna variano considerevolmente a seconda della situazione. Va dunque anzitutto considerato il motivo per cui si ricorre all'aborto procurato, e cioè se siano motivi inerenti allo stato di salute della donna o meno.
Dal punto di vista fisico, se l'aborto avviene nelle prime otto settimane il rischio è pressoché inesistente e considerevolmente più basso del parto.
Il rischio aumenta esponenzialmente al progredire della gestazione. Le complicanze più frequenti sono perforazioni all'utero, alla vescica o all'addome, causate da imperizia o dagli eventuali bruschi movimenti imprevisti della paziente.
Un aborto non propriamente eseguito può portare a shock settico se rimangono residui nella cavità uterina. Allo stesso modo può generarsi infertilità e nei casi più gravi la morte, che è in massima parte connessa ai rischi della eventuale, e quindi sconsigliata, anestesia totale.
Va ricordato che un ridottissimo numero di casi di aborti non va a termine e la gravidanza prosegue, dando luogo regolarmente alla nascita del bambino. Questa eventualità, rara, si verifica nei casi in cui lagravidanza sia in fase molto avanzata.
È evidente, quindi, il motivo per cui la legge obblighi il ricorso a personale medico competente e a strutture adeguate. Solo in queste condizioni è possibile minimizzare i rischi anche nelle situazioni più sfavorevoli.
Si è inoltre avanzata l'ipotesi che un aborto procurato possa innalzare il rischio di contrarre cancro al seno, ipotesi smentita da diverse e importanti ricerche, fra cui il "Nurses' Health Study II" effettuato su più di 100.000 donne dal 1993 al 2003, il "E3N" su 100.000 donne che ha escluso categoricamente la possibile correlazione, infine recentemente si è espresso l'EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), con uno studio condotto in Europa su più di 250.000 donne negli anni 1992 fino al 2000, evidenziando un piccolo aumento di incidenza nei casi di aborto ricorrente
L'evoluzione delle tecniche abortive potrebbe portare a un'eliminazione dei problemi legati al dolore della donna, al possibile dolore del feto e al rischio di una sopravvivenza fetale.
Dolore fetale
Alcuni ritengono che possa percepire dolore a partire dal terzo mese di gestazione, altri che ciò non avviene se non a partire dal sesto e oltre perché le necessarie caratteristiche neuroanatomiche non sono state raggiunte.Vi è una accesa controversia se sia possibile che il feto percepisca o meno dolore.
I recettori e le fibre sensoriali nocicettive iniziano ad apparire a partire dalla settima settimana di gestazione. Fino alla 30ª settimana circa non si formano le connessioni tra il talamo e la corteccia cerebrale che permettono la percezione cosciente ed emozionale del dolore, mentre è presente la componente fisiologica vegetativa che risponde agli stimoli nocicettivi col rilascio di catecolamine, cortisolo e altri ormoni.
L'impossibilità di misurare il dolore, il dubbio su in che modo esso venga percepito e a carico di quali organi, tuttavia, rende il dibattito difficile da dirimere e la polemica rimane aperta.
Sopravvivenza fetale
In taluni casi, il feto riesce a sopravvivere a un tentativo di aborto. Quando sussiste "la possibilità di vita autonoma del feto", la legge italiana (art.7, 194) obbliga "il medico che segue l'intervento ad adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto".
La legge non obbliga esplicitamente a rianimare un feto sopravvissuto, ed è talora interpretata in senso "preventivo", come obbligo che vige prima e durante l'intervento abortivo, ma non per quanto accade dopo la sua conclusione. La legge non specifica se la possibilità di vita autonoma del feto vada rivista alla luce del progresso scientifico e tecnologico, in particolare delle tecniche di rianimazione, individuando una settimana di vita oltre la quale il feto si considera capace di vita autonoma.
Il periodo massimo oltre il quale non è più praticabile l'aborto sarebbe compreso fra il limite non raggiunto dalle tecniche di rianimazione e la settimana in cui il feto ha una costituzione degli organi per la quale si inizia a considerare un essere umano in via di formazione.
A valle di alcuni episodi di sopravvivenza fetale, singoli ospedali hanno deciso di far firmare alla donna un consenso informato nel quale chiede che sia praticata/negata la rianimazione in caso di sopravvivenza fetale.
La soluzione è coerente con la 194 che affida alla donna la facoltà di decidere in ogni momento della gravidanza, potendo scegliere di non interpellare il partner.
Secondo Berlingieri, le tecniche attuali consentono la sopravvivenza del concepito a partire dalla ventesima settimana di gravidanza, in una piccola percentuale di casi. Nella maggior parte dei casi i bimbi nati prima della 28ª settimana presentano comunque almeno nel 50% dei casi disabilità neurosensoriali; è ragionevole pensare che fra quelli nati prima della 24ª settimana le percentuali siano ancora più elevate, per questo alcuni considerano accanimento terapeutico l'applicazione di tecniche di rianimazione in questi casi.
Una recente review clinica pubblicata da Pediatrics, relativa alle linee-guida operative proposte dalle società scientifiche di pediatria e neonatologia di diversi paesi, evidenzia come il consenso clinico individui l'opportunità di un approccio terapeutico diversificato nelle scelte cliniche relative ai nati significativamente pretermine, tenendo in debito conto gli elevati rischi di disabilità permanente. Il consenso è orientato ad una definizione della ragionevole utilità clinica dell'intervento terapeutico intensivistico per i nati pretermine post-25ª settimana; ad una decisione caso per caso per i nati alla 23ª o 24ª settimana; per semplici cure palliative per i nati sotto la 22ª. Secondo i dati usati per la definizione del Consensus sull'assistenza ai nati pretermine estremi del 2002, l'American Academy of Pediatrics individua un tasso di mortalità tra il 70 e l'89% già per i nati alla 23ª settimana, e non riferisce come significativi i dati statistici di sopravvivenza per i nati dalla 22ª settimana o precedenti.
GRAVIDANZA EXTRAUTERINA
Gravidanza Extrauterina
La gravidanza extrauterina rappresenta una delle complicanze più gravi che possono compromettere lo sviluppo dell’embrione, sia per la sua pericolosità sia perché risulta difficile diagnosticarla nel caso delle forme ambigue e iniziali
La conseguenza è l’interruzione della gravidanza che avviene entro il secondo mese di gestazione si accompagna ad un aumento del dolore addominale e in molti casi a emorragia. In presenza di sintomi del genere è necessario recarsi subito in ospedale. Soltanto raramente avviene il riassorbimento spontaneo del materiale ovulare mentre in molti casi la gravidanza tubarica provoca la rottura della tuba. Ciò succede quando la patologia non viene diagnosticata in tempo e l’embrione aumenta di volume; ne consegue un quadro drammatico in cui sarà necessario l’intervento chirurgico d’urgenza per risolvere la patologia.La gravidanza extrauterina (GEU) rappresenta una delle complicanze più gravi che possono compromettere lo sviluppo dell’embrione, sia per la sua pericolosità sia perché risulta difficile diagnosticarla nel caso delle forme ambigue e iniziali.
Le cause sono determinate solitamente da lesioni infiammatorie che impediscono all’ovulo di raggiungere la cavità uterina. Inoltre una diagnosi tempestiva è necessaria perché la patologia possa essere trattata in modo adeguato.
Con il termine gravidanza extrauterina, definita anche gravidanza ectopica, vengono indicate tutte quelle condizioni in cui l’embrione si annida al di fuori dell’utero, generalmente nella tuba (in questo caso si parla di gravidanza tubarica) ma anche nelle ovaie, nel collo uterino e più raramente nella cavità addominale.
Si tratta di una condizione che si verifica con una certa frequenza perché secondo le statistiche si manifesta nello 0,5-0,9% delle gravidanze. La forma più frequente di gravidanza extrauterina è quella tubarica che colpisce maggiormente le pluripare rispetto alle primipare.
Vedi le foto: L'apparato genitale femminileSembrerebbe inoltre che nella maggior parte dei casi, il 60% circa, l’embrione si annidi nella tuba destra mentre la sinistra è sede di gravidanza extrauterina nel restante 40% dei casi.
I segni clinici di questa complicanza variano in relazione allo stadio: nella fase iniziale potranno risultare completamente assenti mentre in fasi relativamente avanzate, in genere verso la settima/ottava settimana di gestazione i sintomi si possono manifestare con dolore intenso e improvviso alla zona pelvica accompagnato da perdite di sangue .
Le donne maggiormente a rischio sono coloro che hanno sofferto di tubercolosi, gonorrea, che hanno avuto problemi di sterilità o che sono già state sottoposte a interventi chirurgici alle tube. La migliore prevenzione per evitare una gravidanza extrauterina è la diagnosi precoce e una terapia delle forme infiammatorie delle tube. Perciò, nel caso in cui il flusso mestruale si presenti scarso o anomalo ed accompagnato da dolori addominali e malessere generale (dolori intensi, tachicardia, svenimenti) è importantissimo sottoporsi subito a test di gravidanza e a visita ginecologica .
La maggior parte delle donne a cui viene diagnosticata dovranno essere operate o trattate con dei farmaci.
Quali sono sintomi di una gravidanzaectopica?
I sintomi più comuni e le risultanze della gravidanza ectopica sono:
- Un periodo di ritardo (che suggerisce la gravidanza)
- Sangue dalla vagina
- Test di gravidanza positivo
- Dolore addominale inferiore
- Svenimento.
In un primo momento, una gravidanza extrauterina si sviluppa come una gravidanza normale e presenta gli stessi sintomi, come la nausea e il seno gonfio. Tuttavia, alcune donne non hanno questi sintomi e non sospettano di essere incinta. Il sanguinamento vaginale può variare da lievi a marroni perdite vaginali, per cui potrebbe sembrare di essere in un periodo normale. Se siete incinta e avete un dolore penetrante nel basso addome o se avvertite dolore improvviso, dovete contattare il medico. Ciò è importante perché una gravidanza extrauterina può essere pericolosa per la vostra vita, in quanto potrebbe provocare emorragie interne.
Perché si verifica una gravidanza extrauterina? Quali sono le cause?
In una gravidanza normale, l'ovulo è fecondato dallo sperma dell'uomo nella tuba di Falloppio e viene poi trasportato nella cavità dell'utero, dove si attacca. Questo è chiamato impianto. Questo passaggio è reso possibile dalle ciglia piccole (sporgenze simili a dita) nel delicato rivestimento interno delle tube di Falloppio che spingono l'ovulo fecondato lungo il percorso. Ovviamente la presenza di fattori di rischio potrebbero aumentare le probabilità di una donna di vivere una gravidanza extrauterina.
Tali fattori sono i seguenti:
- Precedente intervento chirurgico alle tube di Falloppio o precedente infiammazione delle tube di Falloppio (malattia infiammatoria pelvica). Poiché il rivestimento delle tube di Falloppio è così delicato, un’eventuale infiammazione o dei traumi possono portare le ciglia a battere in modo anomalo al punto che l'ovulo fecondato si impianti nel posto sbagliato.
- Precedente gravidanza ectopica. Se avete già avuto una gravidanza extrauterina, le probabilità di un altro episodio della stessa tuba di Falloppio e nell’altra aumentano.
- Gravidanza durante l'utilizzo di una bobina contraccettiva o la pillola contraccettiva base di solo progestinico (mini-pillola).
- Rimanere incinta con la fecondazione in vitro (metodi di prova-tubo). Quando si utilizza questo metodo, una o più uova vengono inseriti nell'utero della donna. Nonostante sia collocato all'interno del grembo materno, l'ovulo fecondato può ancora, collocandolo nella zona sbagliata, svilupparsi al di fuori della cavità dell'utero.
Tuttavia, molte donne vivendo una gravidanza extrauterina non presentano nessuno di questi fattori di rischio.
Come viene diagnosticata una gravidanza extrauterina?
Un esame delle urine per la gravidanza quasi sempre sarà positivo, ma potrebbe non essere certo. In caso di dubbio, è sempre meglio un test di gravidanza attraverso il prelievo del sangue. In caso di gravidanza ectopica, l'utero risulterà, molto probabilmente, più ridotto di come dovrebbe apparire rispetto al numero di settimane dopo l'ultima mestruazione della donna e questo può essere controllato da un esame interno del bacino. A tal proposito, il medico potrebbe sentire un tenero gonfiore corrispondente ad una gravidanza extrauterina.
Una ecografia aiuterà il medico a distinguere tra un possibile aborto spontaneo, la continuazione di una normale gravidanza all'interno del grembo materno o di una gravidanza extrauterina. Ulteriori analisi dipendono dai sintomi della donna, naturalmente, se vi è incertezza riguardo la diagnosi, aspettare 48 ore e misurare il livello di HCG, l’ormone della gravidanza nel sangue della donna, è sicuramente la scelta più opportuna.
Come viene trattata una gravidanza extrauterina?
Se una gravidanza extrauterina è fortemente sospettata, allora il ginecologo effettuerà una laparoscopia per confermare la diagnosi. La laparoscopia è eseguita attraverso piccole incisioni sull'addome e la gravidanza ectopica di solito può essere rimossa in questo modo. Tuttavia, in alcuni casi, la chirurgia a cielo aperto diventa necessaria e la gravidanza viene rimossa attraverso una incisione più grande al di sopra della linea dei peli pubici. Questa opzione è di solito scelta in caso di problemi tecnici durante la laparoscopia o se l'emorragia interna nella cavità addominale è difficile da controllare.
Un trattamento alternativo alla chirurgia è un farmaco chiamato metotrexato (Maxtrex), che diminuisce la crescita delle cellule della gravidanza ectopica. Di conseguenza si restringe la gravidanza e alla fine scompare. Il vantaggio del metotressato è che evita la necessità di un intervento chirurgico, ma le percentuali di successo con metotressato tendono ad essere leggermente inferiori a quelle ottenute con la chirurgia.
Le prospettive per future gravidanze dipendono da diversi fattori, in particolare se l'altra tuba di Falloppio appariva normale oppure no. In generale, dopo una gravidanza extrauterina, il 20 per cento delle donne incorre in un'altra gravidanza extrauterina, il 30 per cento non rimane di nuovo incinta e il 50 per cento avrà una normalissima gravidanza.
NOMI BIMBA
IL PARTO
Parto
Ecco sta per nascere
Immagine tratta dal libro: "da Progetto Nascere a Saro' Madre" di F. Miraglia - Ed. Rizzoli. |
Verso la fine del periodo espulsivo, se siete in ospedale verrete trasferite in sala parto (sebbene attualmente in molti ospedali la donna può avere il travaglio e il parto nella stessa stanza) e sdraiate su un lettino a meno che non abbiate deciso di partorire in un'altra posizione.
Nella sala parto
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Al momento del parto viene eseguita una disinfezione dei genitali e, solo se necessaria, la rasatura del perineo (tricotomia).
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A ogni contrazione la testa del bambino esce sempre di più dall’orifizio vaginale, sebbene possa arretrare lievemente nell’intervallo tra una e l’altra.
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In alcuni casi, soprattutto nelle primipare, è necessario eseguire – previa anestesia locale, l’episiotomia, un piccolo taglio sul perineo che aumenta di qualche centimetro la dilatazione dei genitali esterni ed evita l’eventuale lacerazione spontanea dei tessuti.
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L’ostetrica aiuta la partoriente sorvegliando la progressione della testina del bambino attraverso i genitali; interviene, quando opportuno, per facilitare il passaggio del neonato, usando le proprie mani o dei teli appoggiati sul perineo. Successivamente, esercita una leggera trazione sulla testa per favorire la fuoriuscita delle spalle e la rotazione e fuoriuscita della rimanente parte del corpo del bambino che in genere avviene nel giro di un paio di contrazioni.
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È importante che collaboriate attivamente con l’ostetrica e con il medico, ascoltando e, per quanto possibile, mettendo in atto i loro consigli. Nel momento del disimpegno della testa e delle spalle del nascituro vi potrebbe essere chiesto di spingere con minore intensità o addirittura di non spingere e respirare alitando. Potreste percepire una sensazione d’intenso bruciore: non deve allarmarvi; il bruciore è dovuto al fatto che il bambino, nella sua discesa tende le pareti del canale del parto. Smettendo di spingere e adottando una respirazione alitante, lasciate che sia l’utero a procedere con l’espulsione. Nel frattempo abbandonatevi all’indietro e cercate di rilasciare ogni muscolo, soprattutto quelli della zona perineale. Il bruciore comunque dura in genere solo pochi istanti ed è seguito immediatamente da una sensazione d’intorpidimento generale, dovuta al fatto che la testa del bambino, tendendo i tessuti della vagina, li assottiglia al punto tale di neutralizzare i nervi. Ciò dà luogo a una sorta di anestesia naturale.
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Dopo la nascita, se non vi sono problemi particolari, potete accogliere sul ventre il vostro bambino e accarezzarlo. Nulla è più benefico per vostro figlio del contatto con la vostra pelle, del suono della vostra voce e del battito del vostro cuore. Il contatto con il vostro corpo consente anche al neonato di mantenere una temperatura corporea adeguata e di venire a contatto con i microrganismi materni prima che con quelli di altre persone. È comunque utile detergerlo e ricoprirlo con telini calsi, per evitare ogni dispersione termica.
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Il cordone ombelicale può essere reciso entro alcuni minuti o anche successivamente. Al contrario di quanto avveniva in passato, infatti, i medici oggi ritengono che il bambino tragga dei benefici dal rifluire del sangue placentare attraverso il cordone e che quest’ultimo non debba, quindi, essere tagliato prima che abbia cessato di pulsare. Al momento opportuno esso verrà pinzato a 13-15 cm dall’ombelico del bambino.
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Quando necessario, l’ostetrica libera le prime vie aeree del neonato (naso e bocca) aspirando le secrezioni con una cannula di plastica sterile, prima di adagiarlo sul grembo materno. Il piccolo piangerà probabilmente una prima volta al momento dell’espulsione e una seconda pochi istanti dopo la nascita. (vedi neonato)
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In caso di parto fisiologico, il neonatologo potrebbe non essere presente in sala parto. Visiterà il bambino una volta che questi raggiungerà la nursery.
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Sebbene non tutti i neonati siano “pronti” pochi minuti dopo la nascita a essere attaccati al seno materno, è tuttavia importante agevolare la suzione precoce per una serie molteplice di ragioni:
- Favorire l’attaccamento madre-figlio
- Rassicurare il neonato, il quale riconosce la voce della mamma che lo coccola
- Potenziare la contrattura dell’utero per ridurre il sanguinamento
- Avviare il processo di produzione del latte (lattogenesi). Fonte - Il mio Baby
IL SECONDAMENTO
Il Secondamento
IL PERIODO ESPULSIVO
Il periodo espulsivo
Che cosa succede durante questo periodo Che cosa fa la partoriente
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IL PERIODO DILATANTE
Il periodo dilatante
La rottura del sacco amniotico Cosa farete durante il periodo dilatante Dalla sala travaglio alla sala parto
A dilatazione completa, se le contrazioni sono molto valide, le pluripare vengono subito portate in sala parto, mentre le primipare possono effettuare gran parte del periodo espulsivo in sala travaglio. Questo iter, comunque, può variare da ospedale a ospedale; in molti ospedali, infatti, la donna non viene spostata una volta terminato il travaglio ma partorisce nello stesso luogo. Anche questo è un momento carico di ansia e apprensione, ma aumenta la fiducia e insorge uno spirito di collaborazione: le contrazioni sono tollerate meglio poiché la nascita è imminente. |
TRAVAGLIO
Travaglio
9 MESI INSIEME
LE CONTRAZIONI: COME RICONOSCERE L'INIZIO DEL TRAVAGLIO
Che cosa le provoca?
All'interno delle cellule muscolari dell'utero, per effetto dello stimolo dell'ossitocina (ormone), aumenta la concentrazione degli ioni di calcio. Questo incremento fa attivare due sostanze, actina e miosina, che sono le responsabili dell'accorciamento delle fibre muscolari, che provoca la contrazione dell'utero. Ecco che sentite la contrazione.
Perché si verificano nel corso della gravidanza?
Dal secondo trimestre, si presentano sporadicamente in forma poco dolorosa, sono dovute all'allenamento dell'utero, che si modifica per adattarsi alle esigenze del feto e si prepara già al parto.
Le cause scatenanti possono essere molte: dal progressivo ingrossamento dell'utero, dai primi movimenti del bambino, da disturbi intestinali (diarrea o stitichezza).
Nelle ultime settimane di gestazione, le contrazioni diventano più evidenti e dolorose, servono a tonificare l'utero e a preparare la dilatazione del collo uterino.
Alcune precauzioni per prevenire contrazioni forti troppo presto
Attenzione a non fare sforzi eccessivi
ad ogni sforzo, infatti, l'utero riceve una sollecitazione e si contrae. Quindi è bene evitare non solo di caricarsi con la spesa, ma anche farsi aiutare nei lavori di casa e, se si ha già un bambino, cercare di fare con lui giochi tranquilli e di prenderlo in braccio il meno possibile.
Controllare stress e stati emotivi intensi
perché affaticano l'organismo, quindi, se è difficile riuscire ad essere rilassate e serene, si può comunque fare qualche esercizio di rilassamento e dedicarsi momenti di riposo durante la giornata.
Come distinguere quelle del travaglio?
Contrazioni sporadiche
se senti: un piccolo crampo addominale non doloroso, che si ripete ogni tanto
cosa fare: rallentare i ritmi quotidiani
fai un controllo: se hai mal di schiena, dolori ai reni o le contrazioni sono frequenti
Contrazioni preparatorie
se senti: un indurimento della pancia, come di un muscolo contratto. La sensazione può ripresentarsi dopo alcune ore o il giorno dopo.
cosa fare: rilassarti, stenderti sul letto o su una poltrona comoda
fai un controllo: se diventano troppo regolari, anche se non molto dolorose o se sono sempre più intense e frequenti.
Contrazioni da travaglio
se senti: durano 30-40 secondi all'inizio, poi arrivano fino a un minuto, con intervalli sempre più ravvicinati. Dopo aver raggiunti l'intensità si placano fino alla fase di riposo. Il dolore coinvolge anche la schiena e i reni
cosa fare: muoversi e camminare aiutano a velocizzare il travaglio.
vai in ospedale: quando le contrazioni progrediscono con intervalli sempre più brevi, fino a 10 o 5 minuti tra una contrazione e l'altra.
Sintomi del travaglio
I primi sintomi del travaglio tendono a presentarsi in forte anticipo rispetto al momento del parto. Solitamente, quindi, la donna ha tutto il tempo per valutare questi sintomi insieme al personale sanitario e capire se si tratta o meno di un falso allarme.
I segni più importanti che preannunciano l'effettivo inizio del travaglio (fase prodromica) sono:
Emissione del tappo cervicale
Durante la gravidanza, la cervice è occupata da un accumulo di materiale mucoso, che impedisce la risalita nell'utero di microrganismi patogeni, proteggendolo dalle aggressioni del mondo esterno. All'inizio del travaglio, quando la cervice inizia a dilatarsi in preparazione al parto, questo tappo scivola via e viene espulso. In tale occasione, la gestante avverte la fuoriuscita di una sostanza bianca, densa, inodore e mucillaginosa, striata di sangue e talvolta seguita da una piccola perdita ematica. Questo sintomo, quando viene percepito dalla donna, di per sé dice solamente che il travaglio è ormai prossimo, ma - se isolato dagli altri sintomi del travaglio - non fornisce alcuna indicazione sull'esatta distanza dal parto. L'evento può infatti insorgere anche qualche settimana prima dell'inizio del travaglio.
Rottura delle acque
La "borsa delle acque" è il "sacco" che contiene il feto ed illiquido amniotico in cui è immerso.
Nella sua classica presentazione, alla rottura delle acque consegue la discesa in vagina di un'ingente quantità di liquido caldo, normalmente inodore ed incolore. Queste caratteristiche aiutano a differenziarlo dall'urina e dalle comuni perdite vaginali, più viscose, non continue e talvolta frammiste a sangue. La quantità di liquido amniotico che fuoriesce dalla vagina è comunque variabile; se ad esempio il sacco si fora in un solo punto anziché rompersi completamente, la perdita risulta modesta e non costante; pur tuttavia, si ripete nell'arco della giornata ed è in genere associata ai movimenti della mamma.
Le membrane possono rompersi all'inizio del travaglio oppure senza che siano iniziate le contrazioni; nella maggioranza dei casi le acque si rompono durante il travaglio e qualora le contrazioni uterine non si presentino nelle successive 24 ore, vengono in genere stimolate medicalmente.
Contrazioni uterine
Nell'ultimo periodo di gravidanza le contrazioni uterine rappresentano una compagnia piuttosto fedele. Le false doglie, o più tecnicamente contrazioni di Braxton-Hicks, tendono ad aumentare di intensità e frequenza. A differenza di queste contrazioni, tipiche delle settimane precedenti, le vere e proprie contrazioni preparatorie al parto si caratterizzano per un ritmo stabile e continuativo, e non scompaiono camminando, sdraiandosi o cambiando posizione. Al contrario, si fanno sempre più frequenti e dolorose, tanto che al loro sopraggiungere la donna ha bisogno di fermarsi e appoggiarsi a qualcuno o a qualcosa. Durante questo evento, la gestante avverte una compressione interna della pancia, che nelle contrazioni vere è spesso associata ad una sensazione dolorosa alla parte superiore dell'addome o ai lombi (all'altezza dei reni) e ai fianchi.
Talvolta accompagnate alla perdita di liquido amniotico, in un primo momento le vere contrazioni uterine si susseguono ogni 15-30 minuti, con durata che può andare dai 15 ai 20 secondi. Una volta cominciato il travaglio, le contrazioni si fanno sempre più ravvicinate, più intense e più lunghe, presentandosi 3-5 volte ogni 10 minuti, per una durata di 40-60 secondi ciascuna. Considerata l'importanza dell'intensità e della frequenza di questo sintomo, in genere le gravide ricevono dagli operatori sanitari precise istruzioni di annotare frequenza e durata delle contrazioni. Il dato importante, comunque, non è tanto la distanza tra una contrazione e la successiva, ma la regolarità con cui si susseguono.
Un altro sintomo che può annunciare l'imminente arrivo del travaglio è rappresentato dalla diarrea, sostenuta dal rilascio di ormoni endocrini e paracrini che preparano l'organismo della partoriente al lieto evento.
Generalmente, i soli sintomi soggettivi non sono sufficienti per porre diagnosi di travaglio. Affinché il personale sanitario confermi che il momento tanto atteso e programmato è ormai alle porte, si rende necessaria l'esecuzione di un esame per via vaginale. Se con il passare del tempo la cervice uterina si dilata e si assottiglia il travaglio è ormai iniziato: fase attiva o dilatante, detta anche I stadio).
Il travaglio
Siete arrivate al periodo culminante della gravidanza, l’obiettivo a cui tende tutto il lungo lavoro di preparazione svolto nei nove mesi precedenti. Non c’è gestante che non si auguri un travaglio ed un parto tranquillo: il che non significa indolore in quanto non sarebbe realistico aspettarselo bensì rilassato e sereno.
E vi sentirete serene, a prescindere dalla sofferenza, se le persone e le cose che vi circondano vi saranno già familiari. Sarete anche rilassate se consapevoli di ciò che vi sta accadendo e fiduciose di poter controllare il vostro corpo con la respirazione e con altre tecniche ed esercizi imparati in precedenza. Documentandovi a fondo su tutti gli aspetti del travaglio e del parto proverete meno dolore e gusterete appieno l’immensa gioia di dare alla luce vostro figlio.
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La durata del travaglio è in genere più lunga (12-14 ore circa ma può variare da donna a donna) quando la gestante è una primipara, altrimenti non supera le 7 ore.
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In genere meno intense sono le contrazioni, maggiore è la durata del travaglio.
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Un travaglio molto rapido comincia in genere con contrazioni lunghe e lente che si protraggono fino al termine.
Le fasi del travaglio e del parto
I momenti salienti sono quattro:
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il periodo prodromico, che segna l’inizio del travaglio ed è caratterizzato da contrazioni ritmiche avvertite come dolorose e che sfocia, senza soluzione di continuo nella fase dilatante;
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il periodo dilatante, che conduce alla dilatazione completa della cervice
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il periodo espulsivo, quando il feto viene spinto verso l’esterno attraverso il canale del parto, che si conclude con la nascita del bambino
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il secondamento, il periodo immediatamente dopo la nascita in cui placenta e membrane si distaccano dall’utero e vengono espulse.
ESAMI IN GRAVIDANZA
Esami in Gravidanza
Il SSN consiglia, nel caso di gravidanza, una serie di esami per monitorare l’andamento della gestazione, la salute del feto e della madre. Questi esami sono semplici e comportano pochi fastidi (esami del sangue) e permettono di curare tempestivamente alcune patologie o verificare l’eventuale presenza precoce di altre. ESAMI DA FARE IN GRAVIDANZA
All’inizio della gravidanza, il ginecologo prescriverà le analisi del sangue e delle urine per verificare lo stato di salute e la presenza di alcuni anticorpi.
Ecco una lista della prima serie di accertamenti da fare con l’inizio della gestazione:
Con il prelievo delle urine:
- Esame completo delle urine
- Urinocoltura con eventuale antibiogramma
Con il prelievo del sangue:
- Emogruppo + fattore Rh (se mai eseguito in precedenza o qualora ne sia stata smarrita la documentazione)
- Test di Coombs indiretto
- Emocromo completo con formula leucocitaria
- Ferritinemia
- Glicemia
- Azotemia
- Creatininemia
- Protidemia con elettroforesi
- Bilirubinemia totale e frazionata
- Transaminasi (AST/ALT)
- Fosfatasi alcalina
- Gamma GT
- VDRL/TPHA
- Rubeo test
Toxo test - Anticorpi anti-CMV
- HBsAg
- Anticorpi anti-epatite C
- Anticorpi anti HSV1 e 2
- Anticorpi anti-HIV
- CK
- Colinesterasi
Per quanto riguarda tutti gli anticorpi, si possono verificare tre eventualità:
- IgG assenti - IgM assenti= soggetto non immune
- IgG presenti - IgM assenti= soggetto immune
- IgG presenti - IgM presenti= infezione recente o in corso
Nel primo caso la paziente non ha mai contratto la malattia, non ha anticorpi ed è "recettiva": dovrà pertanto stare molto attenta per evitare di contrarla in gravidanza (vedi profilassi).
Nel secondo caso la paziente ha contratto l’infezione in passato (magari senza essersene accorta) o ha fatto il vaccino: ha gli anticorpi e pertanto non corre alcun rischio in gravidanza, non potendo trasmettere l’infezione al feto. Raramente tuttavia si possono verificare "reinfezioni" perché l’immunità può non essere permanente e quindi è sempre consigliabile seguire comunque le regole della profilassi.
Nel terzo caso (infezione contratta in gravidanza) la trasmissione al feto si verifica in percentuali variabili a seconda della malattia e non sempre può causare problemi.
Ma tutto ciò è solo una semplificazione: gli esami vanno sempre fatti controllare da un medico.
Ecografie:
Una ecografia per trimestre è l’indicazione basilare del SSN nel caso di una gravidanza normale senza complicanze. Tuttavia, molti ginecologi ne prescrivono una quarta a termine dei 9 mesi per accertare la posizione fetale.
- Prima ecografia → a circa 8 settimane di gestazione
Serve per verificare che la gravidanza sia in utero e non fuori (gravidanza extrauterina), per vedere se c’è più di un embrione (gravidanza gemellare) e per "datare" la gestazione. Infatti, poiché un’ovulazione può essere anticipata o ritardata (più spesso nelle donne con cicli irregolari) ed inoltre gli spermatozoi possono vivere anche 5-6 giorni nelle vie genitali femminili, si comprende il motivo per cui la gravidanza viene datata convenzionalmente a partire dalla data dell’ultima mestruazione (dato oggettivo) e non da un eventuale concepimento (difficile a stabilirsi). Una più precisa datazione della gravidanza diventa necessaria nei casi in cui si verifichi successivamente una situazione di rischio, per esempio minaccia di parto prematuro o al contrario gravidanza che si prolunga oltre il termine. Ecco perché un esame ecografico eseguito entro il terzo mese permette di essere molto accurati nello stabilire l’epoca gestazionale e quindi predire la data presunta del parto (con errore standard di più o meno 5 giorni). Un’ecografia eseguita in questa epoca consentirà in seguito di capire meglio se un bambino sarà cresciuto troppo o troppo poco (e non si tratti invece appunto di una "ridatazione"). - Seconda ecografia →a circa 19 settimane di gestazione. È la cosiddetta “morfologica”
È quella più importante e va eseguita al quinto mese perché ci consente di diagnosticare le più comuni malformazioni del feto ecograficamente diagnosticabili. Alcune di queste potrebbero essere correggibili alla nascita (ma vanno diagnosticate prima), mentre le più gravi potrebbero fare optare per un’interruzione della gravidanza. Con questa ecografia si controlla anche l’inserzione placentare. - Terza ecografia → a circa 30 settimane di gestazione. È la cosiddetta ecografia di accrescimento.
Può essere programmata dopo la 30a settimana nel caso di gravidanza normale, per vedere quanto è cresciuto il bambino. L’ideale sarebbe però verificare due tappe accrescitive fetali:
Altri esami
Se l’ultimo Pap test è stato eseguito oltre un anno prima, conviene ripeterlo in gravidanza iniziale. Infatti la scoperta di eventuali lesioni pretumorali o tumorali condiziona i controlli clinici e le eventuali terapie (raramente in gravidanza e più spesso dopo il parto).
Fare un Pap test in gravidanza non aumenta in alcun modo il rischio di aborto. Occorre comunque avvertire l’esecutore del prelievo, del proprio stato gravidico.
Altri esami particolari possono essere richiesti in quei casi ove ne esista l’indicazione: ecografia mammaria, tampone vaginale, elettroforesi dell’emoglobina, esami della coagulazione, elettrocardiogramma, etc.
9 - MESE
9-Mese
L’aumento complessivo del peso dovrebbe aggirarsi intorno ai 9-12 kg. La dilatazione della parete addominale prosegue, le contrazioni cominciano nella 38a settimana, ma molto spesso sono anticipate o posticipate di qualche giorno
Nono mese di gravidanza: 35+1/40 settimane
L’aumento complessivo del peso dovrebbe aggirarsi intorno ai 9-12 kg.
Alla scadenza del termine, il collo dell’utero si ammorbidisce diventando elastico e abbassandosi, per prepararsi all’uscita del bambino.
Trentatreesima settimana: potreste essere in grado di capire dove si trova una gambina o un ginocchio del bambino. Avvertirete i suoi movimenti più come colpi o calci. Potrebbe essere diventato troppo grande per potersi rigirare completamente nel liquido amniotico
Trentaquattresima settimana: sicuramente i corsi di preparazione al parto vi stanno aiutando molto, la valigia per l'ospedale è pronta, così come lo spazio dove dormirà vostro figlio
Trentacinquesima settimana: potreste cominciare ad avere male alla schiena. Probabilmente perché i legamenti e i muscoli che reggono le giunture si rilassano
Trentaseiesima settimana: da ora in poi vi farete visitare una volta la settimana. Sentirete che respirate meglio ma vi rimarrà lo stimolo frequente ad urinare. Non c’è quasi più posto nell’utero dove il bambino possa muoversi liberamente. Si è assestato in un’unica posizione e i movimenti principali che sente la madre sono quelli delle braccia e delle gambe
L'età gestazionale si calcola a partire dal giorno di inizio dell'ultima mestruazione e contando i mesi di calendario, fatti di 30-31 giorni, oppure i mesi lunari, fatti ognuno di 4 settimane, cioè 28 giorni. I medici preferiscono il calcolo delle settimane di amenorrea e quindi dei mesi lunari, più preciso; con questo calcolo la gravidanza dura 10 mesi lunari (non 9).
Il primo mese di gravidanza per i primi 14 giorni non è di gravidanza: il concepimento si verifica circa 14 giorni dopo l'inizio dell'ultima mestruazione ed è questa la vera data di inizio della gestazione. Essendo però difficile fissare con certezza il giorno dell'ovulazione (e ancor più quello della fecondazione), si preferisce datare la gravidanza a partire da un momento certo com'è appunto la mestruazione. Ecco perchè potreste trovare difficoltà a capire le settimane spiegate per ogni mese in questa guida
Trentasettesima settimana: se potete in questo periodo andate a vedere la sala parto e il reparto maternità all’ospedale dove dovrete partorire
Trentottesima settimana: potreste notare che il bambino ora si muove meno e invece di avvertire che tutto il suo corpo si sposta, sentirete pugni e calci e una strana sensazione alla vagina provocata dalla testa che si muove contro i muscoli del pavimento pelvico.
Trentanovesima settimana: il liquido amniotico si rinnova ogni tre ore. La cervice matura si prepara al travaglio. Vi sentirete pesante e stanca e proverete forti contrazioni di Braxton Hicks
Quarantesima settimana: il parto è ormai vicino e forse dopo tanto aspettare all’improvviso desidererete che non giunga tanto presto il momento del parto. Tra non molto terrete il vostro bambino tra le braccia ma la cosa potrebbe procurarvi anche ansia, tranquille è normale!
Il bambino ora è otto volte più grosso di quanto fosse a tre mesi, quando tutti gli organi vitali si erano già formati. Il suo peso è aumentato di circa 600 volte. Ha perso parte della peluria, per quanto ne possa restare un po’ nella parte inferiore della schiena, davanti alle orecchie e sulla fronte. Le unghie delle mani sono cresciute al punto che spesso occorre tagliarle alla nascita affinché il bambino non si graffi la faccia
IL BEBE' AL NONO MESE DI GESTAZIONE | ||
Settimana | Dimensioni | Cambiamenti embrionali e funzionali |
35 | 35 - 37,5 cm 3 kg |
La testa può scendere nella cavità pelvica fin do ora, specialmente se si tratta della prima gravidanza. |
36 - 38 | 52 cm 3,5 kg |
Il nascituro assume una posizione capovolta. La sua testa scende nella cavità pelvica prima che comincino le doglie. Le unghie sono formate. E' meno attivo a causa dello spazio ristretto. E' mentalmente pronto a entrare nel mondo. |
LA MAMMA AL NONO MESE DI GRAVIDANZA | ||
Settimana | L'esperienza della gravidanza | |
34 |
I movimenti del feto diminuiscono perché c'è meno spazio nell'utero. Ma senti ancora forti colpi e spinte dalle mani e dai piedi. |
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35 - 36 | Le costole cominciano a espandersi per ospitare l'utero sempre più largo. Potresti avere mal di schiena, un generale disagio lungo buona parte del corpo, lo vescica infiammata e piena e l'esigenza di urinare frequentemente. Quando la testa del nasci-turo scenderà lungo la cavità pelvica ti sentirai molto più a tuo agio. Durante questo periodo potresti notare un incremento delle contrazioni di Braxton-Hicks. | |
38 (termine) | Si scioglie il tappo di muco della cervix perdendo un po' di sangue. le acque si rompono. le contrazioni aumentano in frequenza e intensità. Comincia il travaglio. |